Un Pellegrino di passaggio

Pubblicato giorno 2 novembre 2020 - In home page, Parrocchia, Spiritualità

CARA COMUNITÀ della parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo apostoli di Galatina, un saluto a voi!

01. PellegrinoMi chiamo Carlo de Palma e sono di Molfetta. In data 18 ottobre u.s., il vostro parroco, don Lucio, mi ha aperto le porte della vostra Parrocchia per accogliermi dopo aver camminato da Ruffano sul cammino di don Tonino, realizzando in maniera concreta quelle parole evangeliche «… ero straniero e mi avete accolto» che ci restituisce l’evangelista Matteo al capitolo 25.

Sono alla terza esperienza sul Cammino di don Tonino. La prima l’ho realizzata autonomamente nel 2018, quando ancora non ero a conoscenza del progetto a cui stava lavorando la Diocesi e lo staff guidato da don Luigi Amendolagine, responsabile del progetto del Cammino di don Tonino. Corrispondeva a un desiderio che nutrivo da tempo e l’ho realizzato in un momento particolare della mia vita.

Quella che si vive sul cammino, per me, è una esperienza di incontro, ma anche di grande silenzio che, nella preghiera, diventa quello spazio apparentemente vuoto nel quale Dio parla e agisce, specie se lo si percorre confrontandosi quotidianamente con la vita di don Tonino Bello. Quella del cammino è una esperienza che mi fa toccare una generosità, da parte di chi mi ha accolto, che mi ha sempre scaldato il cuore. Per questo credo che l’emozione che più ha prevalso in tutte e tre le mie esperienze sia quella dello stupore, uno stupore che mi ha sempre rinnovato l’energia, tappa dopo tappa.

Anche questa, come le due precedenti l’ho conclusa il giorno 30 ottobre, data dell’anniversario dell’ordinazione episcopale di don Tonino Bello in Piazza Pisanelli a Tricase. Nonostante le limitazioni imposte dal periodo complicato che stiamo vivendo ho voluto ugualmente vivermi questa esperienza cercando di adattarmi alle attuali condizioni di vita. Quello dell’adattamento è stato un tema al centro delle mie riflessioni lungo il cammino. Don Tonino ci ha insegnato a osare, a toccare i nostri limiti per provare a spostarli in base a quello che la vita ci chiede e a non farci condizionare da essi. Ero un ragazzo adolescente quando lo ascoltavo, ma il coraggio che infondeva con le sue parole cerco di viverlo anche oggi a 53 anni. Alcuni anni fa ho ascoltato mons. Bregantini che diceva di non farci impaurire dalle cime alte, ma di attrezzarci per affrontarle e così ho cercato di fare. Mi sono attrezzato e con spirito di adattamento ho cercato di far fronte ai limiti che la situazione impone senza permettere, a quegli stessi limiti, di ostacolare la mia esperienza di vita.

Per preparare una esperienza di questo tipo io trovo utile avere degli aspetti su cui riflettere e confrontarmi con me stesso lungo il cammino04. strada PellegrinoÈ qualcosa che medito nei mesi che precedono l’esperienza e farlo in questa maniera trovo che sia generativo di un cambiamento. Credo che il cambiamento maggiore, in questi ultimi tre anni, sia stato quello di apprezzare la mia solitudine come l’esperienza che faccio del mio essere unico e irripetibile. Non mi infastidisce la solitudine e forse proprio per questo, credo di riuscire a stare bene con gli altri, infatti non sono affatto un persona solitaria. I temi su cui ho centrato quest’ultima esperienza di cammino sono stati due.

Il primo è stato l’importanza di considerare valide le opinioni diverse dalle mie a partire dai bisogni che le muovono. Credo che oggi abbiamo un assoluto bisogno di una COMUNICAZIONE NON VIOLENTA ad ogni livello sociale e istituzionale e questo può avvenire solo se siamo consapevoli dei bisogni che sono alla base delle posizioni che assumiamo, diversamente continueremo a polarizzare sempre di più i confronti aumentando sempre di più i livelli di violenza comunicativa fino a giungere all’inevitabile scontro con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Il secondo tema oggetto delle mie riflessioni è stato l’amore come quel sentimento che ti riporta a casa, che ti fa sentire casa per le persone che ti amano e che rende casa, per te, le persone che ami. Da qui la decisione di percorre il cammino al contrario, partendo da quel luogo di Tricase dove don Tonino scrisse la Preghiera sul molo conosciuta anche come La lampara.

Voi, attraverso don Lucio avete fatto ben più che riposarmi, avete permesso che tutto questo si realizzasse.  A voi la mia gratitudine!

Carlo

03. Attestato Pellegrino