Coordinamento cittadino di Azione cattolica

Pubblicato giorno 2 giugno 2020 - Azione cattolica, Formazione, In home page, Parrocchia, Senza categoria

 

LE RAGIONI DELLO STARE INSIEME

 

di Pinuccio Frau

 

Quando abbiamo messo in piedi l’iniziativa, sognata in una mattina d’estate a Botrugno (sic!) in una pausa dei lavori del Consiglio diocesano, don Lucio (che aveva stampato sul viso un sorriso da cacciatore di anime in pena) fu perentorio: Ok, disse, ma facciamolo presto! Il tema era: …perché non realizzare un coordinamento delle Associazioni parrocchiali galatinesi di Azione cattolica?

Il 26 luglio dello scorso anno abbiamo lanciato la chat di gruppo su WhatsApp, Parrocchie in cammino, e la storia di quel cammino l’abbiamo vissuta in molti.

Cinque Parrocchie insieme, non s’erano viste dal 1970, da quando erano stati determinati i nuovi confini del raduno comunitario galatinese. Chi scrive, non è del tutto convinto che questa reunion sia dovuta solo ad un progetto che strumentalizza i numeri per farli apparire più grandi. Non abbiamo deciso di stare insieme solo per dare corpo alla nostra presenza, solo per far notare che ci siamo e siamo in molti. La povertà di presenze, che pure è pesata e ancora pesa sulla condizione dei nostri gruppi, non ha mai spaventato i laici di Azione cattolica. D’altronde, è facile intuire che se non ci fosse stata questa intuizione, non avremmo certamente chiuso le stanze del nostro raduno parrocchiale.

S’è visto, quando abbiamo celebrato le nostre prime esperienze di formazione allargata, che i numeri si formavano non solo per l’impegno delle Parrocchie ospitanti (S. Caterina, Chiesa Madre, Cuore Immacolato), ma anche perché il desiderio vivissimo di percorrere insieme un cammino di formazione permetteva di apprezzare la novità del metodo, la preparazione accurata dell’incontro, la presenza dei sacerdoti, il calore dell’amicizia.

Lo abbiamo vissuto, sorridendo molto, quando Ada Marra ha presentato i ragazzi dell’Acr della sua Parrocchia (ed eravamo in Chiesa Madre!), cantando, come se fossimo in un campo scuola degli anni ’70, Sant’Antoniu allu disertu, capolavoro dell’ironia del credente che induce il Diavolo a desistere, tanto contro il sorriso di un bambino non c’è nemico che tenga.

O quando abbiamo giocato sulla scia di suggestioni attinte dal testo-guida, e che – nella stessa occasione – hanno portato alla vittoria la più piccola delle Parrocchie su scala nazionale e che adesso riunisce in permanenza il proprio Consiglio per decidere dove esporre il mezzo-bustino di San Pietro conquistato in una gara all’ultimo pezzo di memoria. E in quella memoria, abbiamo ripercorso un secolo di vita associativa e abbiamo ricordato padri e madri che ci hanno tenuto per mano sin dall’inizio della nostra esperienza ecclesiale ed umana.

Sì, anche umana, perché i ragazzi che sono cresciuti nelle stanze della Matrice oggi sono uomini e donne che rendono grazie per i doni spirituali ricevuti e per il dono del confronto con educatori che hanno consegnato stili di vita e suggerimenti vocazionali, senza mai pretendere l’imitazione della loro vita. Noi, oggi, rendiamo grazie per il dono della libertà interiore conquistata grazie ai Santi della porta accanto che hanno messo in piedi le nostre gambe.

Non ci ha scoraggiato la pandemia. Ci sarebbero state ragioni più che sufficienti per tornare nei nostri gusci, ma a nessuno è venuto in mente di interrompere il cammino intrapreso; si sarebbe potuto dire: rimanere in casa propria non nuocerà all’economia della nostra impresa.

Ma è sempre in queste occasioni che la nostra Associazione trova le ragioni dello stare insieme reinventando il metodo e innescando amicizie spirituali più forti.

Abbiamo ceduto alle sollecitazioni di un prete amico, come nella tradizione più bella dell’Ac. Sì, un prete che ha molti amici, un prete con la sua vocazione persa dentro la laicità della vita, un prete e la sua responsabilità di pastore; un prete maestro e testimone, da salutare sorridendo ogni volta che lo incontri e che, questa volta, ci ha chiamato al confronto su una piattaforma digitale, altro che saletta parrocchiale!

Litigare in inglese con gli ideatori della piattaforma Zoom è stata la prima fatica, poi la sperimentazione privata per stanare le difficoltà tecniche, e poi il tuffo nel gruppo, timido, silenzioso (ma solo per non aver ancora individuato il tasto funzionale del microfono). L’impaccio è durato poco, e Piergiuseppe ci ha fatto subito capire che questa piccola Comunità riunita del nome del Signore non è per niente una Comunità estetica, come alcuni giovani ricercatori dell’Università di Napoli hanno già definito il raduno social.

In questo tempo di graduale ripresa delle nostre abitudini, comprendiamo meglio la necessità di rimanere insieme per vivere una nuova stagione progettuale. Sentiamo viva la necessità di accostare le nostre riflessioni ad una realtà che attende il contributo dei laici credenti. Pian piano, scopriamo che la fede suggerisce scelte solidali, testimonianza civile, lealtà nella formazione dei più giovani, radicalità evangelica. Ciò che ci è stato consegnato nella storia dell’Ac, dobbiamo renderlo alla città dell’uomo (Lazzati) arricchito dalla nostra esperienza e dalla attuale capacità di discernimento.

Sino ad ora siamo andati avanti con naturalezza, alcuni di noi moltiplicando le esperienze di contatto, aggiungendo emozioni e sorrisi ad un metodo che non ha fatto rimpiangere, se non per alcune significative assenze, le lezioni a cui si era abituati.

Ecco, le assenze. Si sono fatte “sentire” perché si tratta di amici ed amiche che mai avrebbero saltato un incontro cittadino. Sono assenze di persone importanti per la storia dell’Ac diocesana e galatinese. Persone gentili, ricche di spiritualità, di esperienza, di cordialità. Anziane, ma non per questo meno preziose. Assenti su Zoom, ma presenti e necessarie alla tenuta di molti progetti di solidarietà, di volontariato gratuito in molte occasioni della vita di questa Città. Dalla loro testimonianza è derivato il nostro impegno, e la loro amicizia e le incessanti preghiere alimentano la nostra permanenza in Associazione.

Abbiamo intrapreso una strada che potrebbe essere paragonata ad un viale bellissimo. Lo stiamo percorrendo, ciascuno con i propri carichi, le responsabilità della vita familiare e professionale, gli impegni associativi, la fatica parrocchiale. Ma nel sorriso e nel canto. E se qualche lacrima ha fatto capolino dagli occhi lucidi rivelati da una telecamera indiscreta, ci siamo sentiti tutti più ricchi. E più Amici.